Percorso patrimoniale 6 – “Alla Scoperta dei mestieri di un tempo”
Percorso breve – Giro ad anello Partenza: Turano (680 m) Arrivo: Turano (680 m) Dislivello: 100 m. Tempo di percorrenza: 1h 15’ Difficoltà: T (Turistico) Percorrenza: Bike & Trekking.
Note: sentiero inizialmente non segnalato. Da visitare: Antichi Mestieri – il vecchio Mulino ad acqua e Segheria “veneziana” (per informazioni tel. 0365.745060 / 0365.745007 info@visitvalvestino.it)
Il nostro itinerario ha come punto di partenza e di arrivo borgo Turano (680 m) dove è possibile posteggiare ed è presente un alimentari bar. Presso la
piazza dell’abitato, nelle immediate vicinanze della banca, imbocchiamo via Repubblica. Giunti sino al termine, ha inizio una strada sterrata che
percorriamo fino ad una Santella presso la quale si devia a destra. La discesa immersa nel verde, in una ventina di minuti circa, ci fa arrivare ad un antico
ponte in pietra di epoca austro-ungarica con meravigliosa vista su Turano. Attraversandolo ci ritroviamo sull’asfaltata che in cinque minuti circa ci
conduce al vecchio Mulino ad acqua di Turano.
Posto lungo il corso del torrente Toscolano il vecchio Mulino ad acqua di Turano, dove un tempo i valligiani macinavano granoturco, frumento e orzo
ottenuti con fatica lavorando lungo i pendii della Valle, è un singolare esempio di laboratorio di macinazione d’interesse storico contenente ancora al
proprio interno le macine originali. Era certamente attivo nel 1860, come risulta dai catasti della Provincia del Tirolo. Il mulino era privato e gli abitanti
della Valle vi si recavano con il loro carico per farlo macinare. Dopo l’utilizzo corrispondevano al “Massaro” il dovuto e, se andava bene, non subivano i
dazi dei drappelli militari.
Alle macine, una delle quali funzionanti, si accede dal piano terra attraverso una porta in legno massiccio con serratura a chiavistello originale. Il piano
terra è costituito da due vani, in ognuno dei quali è presente un palmento impalcato in legno. I palmenti comprendono le macine e le strutture accessorie
per la macinazione. Entrambi i palmenti sono collegati ai perni delle pale esterne in legno, che sono state interamente ricostruite. La ruota idraulica,
ideata già nell’antichità ma diffusasi in Europa dopo l’anno Mille, è la prima macchina: il suo uso ha reso possibile per la prima volta sostituire la forza
muscolare dell’uomo e degli animali con quella dell’acqua. Oltre alle due ruote che azionavano le macine, una terza muoveva la mola necessaria al
mugnaio per la manutenzione dei suoi attrezzi in ferro. L’immobile, è stato recentemente recuperato dalla Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano
che ne ha conservato intatte le caratteristiche tipologiche e le attrezzature. Una serie di pannelli illustrativi permette di conoscere come funzionava
l’impianto, come dovesse essere la vita del mugnaio e quali fossero i cereali che venivano coltivati nella Valle e quindi macinati.
È in fase di realizzazione una nuova parte di percorso che consentirà, attraversando un ponte, di spostarsi sul versante opposto e di giungere fino ad un
fabbricato, la vecchia fucina, in cui si lavoravano i metalli.
Fatto ritorno al parcheggio del Museo, che attraversiamo in lunghezza per intero, nei pressi dell’altro edificio visibile ha inizio la sterrata che, in circa 25
minuti, ci conduce alla Segheria veneziana. Il tratto, di recente realizzazione, costeggia il fiume parallelamente all’asfaltata. Si passa al di sotto del ponte
austro-ungarico attraversato in precedenza e, in pochi metri, si giunge ad un’area attrezzata fornita di tavoli in legno per il pic-nic e di zona barbecue.
Procediamo fino ad immetterci sulla provinciale, nei pressi della centralina idroelettrica in località “Streta”, che attraversiamo imboccando subito dopo la
sterrata sulla destra dove possiamo osservare l’antica calchera e la caratteristica zona umida. Troviamo inoltre un’altra area pic-nic proprio dove scorre il
torrente.
L’antica calchera serviva a produrre la calce viva cuocendo le pietre calcaree estratte dalle rocce del luogo. Era fatta a botte, parzialmente scavata nel
terreno e rivestita a secco di altro pietrame con una porticina per accendere ed alimentare il fuoco che doveva durare ininterrottamente e con costanza a
1000°C per circa otto giorni. È situata in località Bersaglio all’interno dell’area umida, nelle vicinanze della rotatoria che porta a Magasa e a borgo Cima
Rest. La diffusione delle calchere è concentrata principalmente nella catena prealpina dove è possibile reperire la materia prima; infatti, sono legate agli
affioramenti di calcare o dolomia.
Procediamo attraversando il bel boschetto di abeti fino a trovare il segnavia. Attraversiamo quindi il torrente mediante il ponticello in legno e procediamo
sulla sterrata che sale, costeggiando il torrente parallelamente all’asfaltata, in direzione Magasa fino a raggiungere la Segheria veneziana.
La segheria è situata in località Cola, frazione di Turano – comune di Valvestino, in laterale destra sulla strada Provinciale per Magasa (circa mt. 300 dalla
rotatoria). Costruita nel 1913 da Stefano Viani, la segheria «veneziana» fu il primo impianto per la segagione del legname mai realizzato nella Valle dove,
fino ad allora, i tronchi venivano lavorati manualmente con un «segone a due manici». Successivamente venne acquistata dalla Società Feltrinelli, che la
gestì fino al secondo dopoguerra contribuendo in modo determinante allo sfruttamento economico delle risorse forestali della Valle, anche attraverso la
realizzazione della strada che da Navazzo di Gargnano ha tolto dall’isolamento la Val Vestino nel 1934 (il monumento a Giuseppe Feltrinelli eretto nelle
vicinanze, in località Bersaglio, costituisce ricordo e ringraziamento per quest’opera).
In origine la segheria tagliava il legname attraverso una sega a moto verticale di tipo ‘segheria veneziana’. La sega veneziana era una macchina la cui
funzione era la segagione dei tronchi per ricavarne tavole e travi il cui funzionamento si basava sul principio del mulino ad acqua. Il termine veneziana
non è indicato in letteratura per indicare tutte le seghe idrauliche. La differenza fra la sega veneziana e le altre seghe idrauliche in uso in Europa sembra
risiedere essenzialmente nel tipo di meccanismo utilizzato per trasformare il moto rotatorio della ruota idraulica in quello lineare necessario al
funzionamento della sega. Il fabbricato rappresenta dunque un esempio di archeologia industriale per la Valle. Il segantino dei Feltrinelli, Bruno Donati,
rilevò la segheria dalla società negli anni Cinquanta del Novecento e la fece funzionare, non più idraulicamente ma con energia elettrica. La segheria è
stata ricostruita da ERSAF con lo scopo di recuperare una memoria importante della storia forestale della Val Vestino.
Percorrendo poche centinaia di metri sull’asfaltata, oppure rientrando lungo il tragitto appena percorso, raggiungiamo la rotatoria in località Bersaglio
prendendo, sulla sinistra, via don Luigi Festi che in circa un quarto d’ora, ci fa giungere all’antica pieve della Valle dedicata a S. Giovanni Battista dove, la
penultima domenica d’agosto, si celebra la festa del Perdono di Turano.
La tradizione vuole che nel 1166 papa Alessandro III (1159-1181), esule da Roma, transitasse in Valvestino inseguito dall’Imperatore Federico
Barbarossa. Aiutato dai Valvestinesi, il Papa concesse loro la particolare indulgenza plenaria del «Perdono».
Imbocchiamo quindi via don Luigi Andreoli che, in dieci minuti circa, ci riporta nel borgo di Turano passando nuovamente per la Santella vista all’andata e
risalendo nella piazza del Paese.